Il linfodrenaggio è una particolare tecnica di massaggio, esercitata nelle aree del corpo caratterizzate da eccessiva riduzione del circolo linfatico. Come preannuncia la parola stessa, favorisce il drenaggio dei liquidi linfatici dai tessuti, viene esercitato a livello di aree che interessano il sistema linfatico (composto da milza, timo, noduli linfatici e linfonodi), allo scopo di facilitare il deflusso dei liquidi organici ristagnanti.
Dopo il terzo mese di gravidanza il linfodrenaggio diventa il massaggio più indicato, efficace infatti nello stimolare la circolazione linfatica e quindi nel contrastare l’accumulo di liquidi, questa tecnica è per sua natura lenta, delicata e superficiale, a differenza di altri massaggi più profondi che potrebbero, ad esempio, provocare un’eccessiva dilatazione dei capillari già fragili della donna.
Questa particolare metodica di massaggio è adatta per le donne operate al seno per l’asportazione di un tumore e che hanno anche subito l’asportazione dei linfonodi ascellari, per risolvere disturbi di riassorbimento degli edemi, la regolazione del sistema neurovegetativo e per favorire la cicatrizzazione di ulcere e piaghe nei diabetici.
Il Test PANORAMA è il più innovativo e precoce test prenatale NON INVASIVO che analizza direttamente il DNA fetale circolante nel sangue materno.
Il test valuta il rischio delle principali anomalie cromosomiche fetali relative ai cromosomi 21, 18, 13, dei cromosomi sessuali, la triploidia e propone un approfondimento anche su 5 microdelezioni cromosomiche.
Il test PANORAMA riesce a distinguere tra DNA materno e DNA fetale.
Analizzando il DNA fetale il Test non si limita ad un’analisi sommaria e massiva ma analizza circa 13.000 SNPs (polimorfismo a singolo nucleotide).
Anche con basse percentuali di frazione fetale il Test Panorama riesce ad avere le migliori performance con il più basso tasso di falsi negativi rispetto ad altri test.
Analizzare il DNA fetale consente di ridurre i falsi positivi anche in caso di mosaicismo materno, spesso altri test attribuiscono al feto patologie della madre perché non discriminano tra DNA della mamma e quello del feto.
In genere l’8,6% dei falsi positivi degli altri test è dovuto a questo motivo.
Una gravidanza gemellare in cui uno dei due feti scompare spontaneamente entro la 10-12 settimane comporta in genere il 15% dei falsi positivi in altri test di screening.
Il Test PANORAMA invece riesce a riconoscere la presenza del “gemello scomparso” grazie all’analisi del solo DNA fetale.
Il Test PANORAMA può essere svolto già a partire dalla 9° settimana di gravidanza.
Il risultato sarà pronto in 8/10 giorni lavorativi.
Si tratta di un test eseguito a partire da un semplice prelievo di sangue della mamma in attesa, per valutare il rischio che il feto sia affetto da alcune malattie, in particolare anomalie cromosomiche come la sindrome di Down.
Può essere effettuato a partire dalle 10 settimane di gravidanza e il suo principale vantaggio è che si tratta di un esame non invasivo, che quindi non comporta pericoli per la mamma e il bambino. Rispetto alla stima del rischio di sindrome di Down, al momento il test del DNA fetale rappresenta l’esame di screening più accurato.
Non può considerarsi sostitutivo di indagini invasive come villocentesi e amniocentesi, perché questi esami danno risposte più esaustive su un numero maggiore di condizioni. In caso di esito positivo, inoltre, il risultato va confermato con un test invasivo.
Il test del DNA fetale da sangue materno può essere utilizzato dalle future mamme che desiderano sapere quanto è probabile che il loro feto sia affetto da una delle trisomie più diffuse, senza esporsi al rischio di aborto dato da villocentesi ed amniocentesi.
Se invece la futura mamma ha già fattori di rischio, come un precedente figlio affetto da una patologia cromosomica, o l’indicazione di un rischio aumentato di anomalie fetali da parte di un test di screening classico, la coppia dovrà valutare se è più opportuno rivolgersi direttamente a un esame invasivo oppure fare un passaggio intermedio con il DNA fetale.
Questo fa comprendere che, prima di decidere a quale esame di diagnosi prenatale sottoporsi, la coppia dovrebbe sempre poter effettuare una consulenza genetica, che la aiuti a compiere la scelta più adatta alla propria situazione.
Durante i nove mesi di gravidanza, oltre agli evidenti cambiamenti fisici, la donna, attraversa importanti cambiamenti psicologici.
La gravidanza non è, infatti, solo un percorso fisico, ma comporta, per la donna, la maturazione di una nuova identità: ESSERE MADRE.
Se i cambiamenti fisici sono visibili a tutti, meno evidenti sono le fasi psicologiche che la futura mamma attraversa per prepararsi all’arrivo del bambino.
La chiamiamo da sempre “dolce attesa” , MA dobbiamo ricordarci che non è per tutte le donne “SEMPRE” dolce, poiché è un percorso comunque impegnativo.
L’attesa di un figlio
è costellata da una serie di tappe
che impegnano mente e corpo
Come per il corpo, i trimestri scandiscono delle FASI PSICOLOGICHE di adattamento alla gravidanza e al proprio ruolo futuro.
I cambiamenti psicologici legati alla gravidanza sono una sfida importante e le emozioni suscitate da questo periodo non vanno mai tralasciate.
IL PRIMO TRIMESTRE
è il momento della «scoperta» e le paure per la salute del bambino spesso prendono il sopravvento. La gravidanza è infatti più a rischio in questo momento, MA all’esterno, la richiesta è quella di vedere una donna felice ed entusiasta, portando spesso la futura mamma a “chiudersi” alimentando così il suo stato d’ansia, mentre l’esigenza sarebbe quella di rassicurazioni e comprensione.
IL SECONDO TRIMESTRE
scaccia le paure e la donna comincia a maturare l’idea che sta per diventare mamma, grazie anche ai primi movimenti percepiti.
Finalmente la gioia prevale, anche se associata a un po’ d’ansia relativa ai movimenti stessi (si muove troppo, si muove poco, non l’ho sentito tutto il giorno!);
GLI ULTIMI MESI
sono caratterizzati dal desiderio di vedere il piccolo, ma anche dalla paura del parto.
Anche in questo caso, non è utile minimizzare queste paure: un corso pre-parto può essere d’aiuto favorendo la condivisione e il supporto degli esperti.
E’ importante comprendere le ragioni della paura tranquillizzando il più possibile la futura mamma sulle sue capacità!
DOTT. CARLO RICCI
PSICOLOGO E PSICOTERAPEUTA INDIVIDUALE, DI COPPIA E FAMILIARE
Si basa su un ecografia ed un prelievo di sangue finalizzati a calcolare il rischio di avere un feto con un anomalia cromosomica (Sindrome di Down o Trisomia 21 e altre anomalie cromosomiche)
Quando si esegue?
Dalla 11 settimana a 13 settimane e 6 giorni
A cosa serve?
– Calcolare il proprio rischio di avere un bambino con un’ anomalia cromosomica
– Evidenziare alcune anomalie maggiori del feto
– Vedere come funziona la placenta.
Infatti livelli alterati negli ormoni che si misurano con il prelevo di sangue aumentano il rischio di sviluppare un rialzo della pressione e/o un bambino di basso peso alla nascita
Come si calcola il rischio di avere un bambino con difetti cromosomi?
Al termine dell’ esame il rischio viene calcolato da un apposito software sulla base di:
• età materna
• misurazione della translucenza nucale
• presenza o assenza dell’osso nasale
• flusso sanguigno attraverso la valvola tricuspide
• flusso sanguigno attraverso il dotto venoso,
• presenza o assenza di anomalie strutturali del feto
• livelli di 2 ormoni (B-HCG e PAPP-A) nel sangue
In particolari modo Sirio ha l’obbiettivo di essere un luogo al servizio delle mamme e bambini.
Per questo motivo abbiamo dato molto importanza alla DONNA IN GRAVIDANZA, dedicando a lei tanti servizi e possibilità di vivere al meglio questo periodo di attesa…
Sirio è un luogo in cui la neo mamma potrà chiarire tutti i suoi dubbi grazie ai professionisti e alle tante attività pensate per lei.
SIRIO PROPONE:
visite specialistiche ginecologiche
ecografia translucenza nucale
ecografia morfologica
Bi test
Harmony test, diagnostica prenatale
assistenza allattamento individuale
assistenza allattamento di gruppo
assistenza allattamento domiciliare
corso pre parto
visita ostetrica post parto
ginnastica in gravidanza
ginnastica mamma- bimbo
ginnastica post parto
ginnastica pelvica
riabilitazione del pavimento post parto
preparazione del perineo al parto
riabilitazione in gravidanza (lombalgia, sciatalgia..)
La prevenzione del tumore del seno dovrebbe cominciare a partire dai 20 anni con l’autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese, è indispensabile, poi, proseguire con controlli annuali del seno eseguiti dal medico senologo affiancati all’ecografia.
Visita senologica
Questo tipo di valutazione da sola in genere non è sufficiente a formulare una diagnosi precisa, ma può sicuramente essere utile per chiarire situazioni un po’ sospette.
Il senologo, prima di cominciare l’esame vero e proprio delle mammelle, si occupa dell’anamnesi, ovvero della raccolta di informazioni che potranno essere utili per formulare la diagnosi finale: eventuale presenza di casi di tumore del seno in famiglia, età di comparsa del primo ciclo mestruale e della menopausa, gravidanze, alimentazione, terapie ormonali.
Solo dopo aver terminato questa fase il senologo può procedere con l’esame clinico propriamente detto che parte con l’osservazione e termina con la palpazione: il medico compie tutti quei gesti che ogni donna dovrebbe compiere mensilmente nel corso dell’autopalpazione.
In caso di dubbio è proprio il medico generico o il ginecologo a consigliare una visita senologica specialistica durante la quale, grazie anche ad altri esami quali l’ecografia, è possibile distinguere tra patologie maligne e benigne del seno e se necessario, impostare la terapia più corretta.
Tra i 20 e i 40 anni generalmente non sono previsti esami particolari, se non una visita annuale del seno.
Solo in situazioni particolari, per esempio in caso di familiarità o di scoperta di noduli, è possibile approfondire l’analisi con una ecografia o una biopsia (agoaspirato) del nodulo sospetto.
Tra i 40 e i 50 anni le donne con presenza di casi di tumore del seno in famiglia dovrebbero cominciare a sottoporsi a mammografia, meglio se associata a ecografia vista la struttura ancora densa del seno.
Tra i 50 e i 70 anni il rischio di sviluppare un tumore del seno è piuttosto alto e di conseguenza le donne in questa fascia di età devono sottoporsi a controllo mammografico con cadenza biennale.
Nelle donne positive al test genetico per BRCA1 o 2 è indicata un’ecografia semestrale e una risonanza annuale, anche in giovane età.
Autopalpazione
L’autopalpazione è un esame che ogni donna può effettuare comodamente a casa propria: permette di conoscere profondamente l’aspetto e la struttura normale del seno e quindi di poter cogliere precocemente qualsiasi cambiamento.
L’esame si svolge in due fasi:
l’osservazione permette di individuare mutazioni nella forma del seno o del capezzolo,
la palpazione può far scoprire la presenza di piccoli noduli che prima non c’erano.
Quando si parla di autopalpazione si pensa solo a un esame per la ricerca di noduli nella ghiandola mammaria, ma in realtà grazie a questo esame possono emergere altri segnali che devono spingere a consultare un medico, come retrazioni o cambiamenti della pelle, perdite di liquido dai capezzoli e cambiamenti di forma della mammella.
A partire dai 20 anni l’esame può essere effettuato una volta al mese tra il settimo e il quattordicesimo giorno del ciclo.
Rispettare questi tempi è importante perché la struttura del seno si modifica in base ai cambiamenti ormonali mensili, e si potrebbero di conseguenza creare, in alcuni casi, confusioni o falsi allarmi.
È bene ricordare che, oltre agli ormoni, anche l’età, il peso corporeo, la familiarità e l’uso di contraccettivi orali influenzano la struttura del seno che, a volte, specialmente nelle donne giovani, si presenta particolarmente densa e difficile da valutare correttamente con l’autoesame.
Tra i 40 e i 50 anni l’incidenza (cioè i numero di nuovi casi) del tumore del seno aumenta in modo rapido e costante e quindi le donne in questa fascia di età non possono rinunciare all’autopalpazione come strumento di prevenzione.
Con il sopraggiungere della menopausa, l’esame può essere eseguito indifferentemente in qualunque periodo del mese e deve essere effettuato con regolarità anche e soprattutto dalle over 60 poiché il picco di incidenza del tumore del seno si colloca proprio tra i 65 e i 70 anni.
L’autopalpazione rappresenta un primo strumento di prevenzione del tumore del seno, ma da sola non può bastare e deve essere abbinata a visite senologiche ed esami strumentali più precisi come ecografia o mammografia.
Ecografia al seno
L’ecografia mammaria è un esame diagnostico per immagini, che consente lo studio anatomico e strutturale del seno.
ecografia al senoQuest’indagine non invasiva si basa sull’emissione e sulla ricezione di ultrasuoni, i quali vengono riflessi in modo differente dai vari tessuti della mammella che attraversano.
Con l’ecografia mammaria è possibile individuare cisti al seno, cioè formazioni di natura benigna, spesso a contenuto liquido o misto, e fibroadenomi. Quest’indagine consente, inoltre, di diagnosticare la presenza di tessuti infiammati (come nel caso di mastite o ascessi) ed è importante nella diagnosi precoce di lesioni più serie, come i tumori maligni. L’ecografia mammaria permette di visualizzare anche le eventuali alterazioni a carico dei linfonodi dei cavi ascellari.
E’ un esame indicato nei casi in cui si debba:
– Studiare una mammella nelle donne giovani (prima dei 35 anni di età), qualora la visita senologica lo richieda;
– Stabilire la natura solida o liquida di un nodulo;
– Valutare un addensamento asimmetrico rilevato dalla mammografia;
– Esaminare il seno di una donna durante la gravidanza, in presenza di particolari noduli palpabili o patologie infiammatorie (mastite, ascesso e trauma);
– Controllare nel tempo il decorso della patologia benigna della mammella (fibroadenoma, lipoma o cisti);
– Monitorare una paziente operata di tumore, per valutare un’eventuale recidiva;
– Effettuare un prelievo con ago su nodulo sospetto o la biopsia di lesioni non palpabili, evidenziabili medicante ecografia.
L’ecografia mammaria rientra tra gli esami ai quali sottoporsi per diagnosticare la presenza di masse tumorali localizzate nell’area toracica anche per l’uomo.